C'è un nuovo equilibrio nella musica degli Almamegretta

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Data: feabbraio 1998
Giornale: Rumore


di Paolo Ferrari

Il dub reggae, che caratterizzò Sanacore, si svincola spesso dalle sue prerogative ritmiche per mettersi al servizio del prodotto finale nel ruolo di sistema di approccio generale. Accade così che il percorso del gruppo partenopeo suoni molto coerente con lo spirito che già si conosceva al progetto, pur suonando spesso incalzante come non accadeva dai tempi di Fattallà. Tutto si è chiarito, ogni cosa si è messa a fuoco con il passare degli anni. Le chitarre non sono indispensabili. Quando ci stanno, tanto vale che siano griffate Pino Daniele (Rootz) o Eraldo Bernocchi (Berberia). Raiss ha scelto la sua strada di cantante mediterraneo, consapevole che si tratta di uno strumento capace di fare la differenza a livello internazionale, molto più di quanto potrebbe imporsi un pur eccellente vocalist reggae italiano. I ritmi sono veloci negli svolgimenti, anche jungle e techno, quanto dilatati nei temi di partenza, dettati dalla profonda bass culture degli Alma. Da questa poderosa rampa di lancio partono missili di pace in più di un caso sublimi. Rootz, con la sua melodia stratosferica. 47, con una superba sceneggiatura noir e unambientazione elettronica da brivido. Fatmah, un electro - Maghreb sontuoso, introdotto alla perfezione dall'inquieta Berberia e inondato di archi. En-Sof, con Raiss al vertice di una piramide jungle magistrale. Suonno, con il rap griotico di Mamuur e una magnetica vocazione ossessiva. Non era facile il compito degli Almamegretta, ma Raiss, Gennaro, Paolo e D.RaD hanno vinto la sfida con il difficile terzo album. Per portare l'Italia in Europa pornmobilecon la dovuta credibilità, francamente, paiono più affidabili di qualsiasi governo.

Aggiornato Venerdì, 09 Settembre 2005
Ultimo aggiornamento ( Martedì 28 Luglio 2020 12:08 )